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LICENZIAMENTO DEL DIRIGENTE: QUANDO SPETTA L’INDENNITA’ SUPPLEMENTARE

- L’Avvocato del Lavoro commenta:

Quando può definirsi illegittimo il licenziamento del dirigente? Quando spetta l’indennità supplementare?

-risponde l’Avvocato del Lavoro.

Cari lettori, l’Avvocato del Lavoro con questo articolo intendere commentare una recente sentenza della Suprema Corte (Cass. Sez. Lav. 21 giugno 2016, n. 12823) http://www.italgiure.giustizia.it/xway/application/nif/clean/hc.dll?verbo=attach&db=snciv&id=./20160622/snciv@sL0@a2016@n12823@tS.clean.pdf , relativa ad un’impugnazione di licenziamento del dirigente, ricorso in appello depositato da un collega presso il Tribunale di Torino.

Si ritiene necessario preliminarmente una breve disamina della generale disciplina circa il licenziamento del dirigente.

In via generale il licenziamento del dirigente è sottoposto alle norme del codice civile (libera recedibilità previo preavviso, eccetto giusta causa) ex Artt. 2118 e 2119 c.c. http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:regio.decreto:1942-03-16;262 .

L’Avvocato del Lavoro rileva però come nel particolare i contratti collettivi dirigenziali applicati al rapporto di lavoro prevedano dettagliate ipotesi in cui, alla presenza di giustificati motivi, il dirigente possa essere oggetto di legittimo licenziamento.

Tra di esse ricordiamo:

  • Riorganizzazione aziendale dettata da libera scelta imprenditoriale (ex Art. 41 Cost.) dettata da criteri non arbitrari, discriminatori e pretestuosi, ma oggettivi e concretamente accertabili;

  • Condotta soggettiva del dirigente atta a minare il vincolo di fiducia con il datore;

  • Comportamenti contrari a buona fede da parte del dirigente (ad es. dirigente in malattia che rifiuti volontariamente ogni comunicazione con il datore;

Qualora invece l’Avvocato del Lavoro che assiste il dirigente licenziato, non ravveda giustificatezza nel recesso aziendale, potrà impugnare il licenziamento ed ottenere l’indennità supplementare.

Ecco alcuni casi di cui i nostri Avvocati di Lavoro si sono occupati:

  • Impugnazione del licenziamento del dirigente per motivi pretestuosi o comunque non veritieri (ad es. quando il tipo di riorganizzazione addotto in giudizio sia diverso da quello indicato nella lettera di licenziamento);

  • Impugnazione del licenziamento del dirigente per legittima condotta (ad es. assunzione di incarichi presso altre aziende non in concorrenza sleale verso il proprio datore di lavoro);

  • Impugnazione del licenziamento del dirigente per asserite dimissioni dello stesso, che poi nei fatti sono invece state seguite da atti in senso contrario (ritiro effettivo delle dimissioni);

Vi sono poi tutte una serie di situazioni concrete, peraltro statisticamente le più ricorrente, nelle quali la ragionevolezza della giustificazione del licenziamento (o del semplice minacciato licenziamento) sta nel mezzo tra i due diversi interessi delle parti: in tali situazioni, è compito dell’Avvocato del Lavoro che assiste il Dirigente, intraprendere una trattativa pre-giudiziale con il collega che assiste l’Azienda, volta a massimizzare la chiusura del rapporto (la cd. Buonuscita del Dirigente).

Ulteriori elementi su cui possa vertere la trattativa possono essere: il riscatto dei benefits aziendali in dotazione al dirigente (auto, telefono, pc), il subentro nella linea telefonica mobile, il ricalcolo dell’indennità base di mancato preavviso (che spesso viene calcolata in via errata ed inferiore dall’azienda non comprendendo i ratei delle mensilità aggiuntive ed il valore dei benefist), una lettera di referenze, il servizio di outplacement, etc. ….

Quanto infine all’impugnazione del licenziamento del dirigente, nessuna peculiarità ne differenzia la procedura rispetto a quella degli altri lavoratori, specie in relazione alla decadenza ed alla prescrizione: entro 60 giorni dalla comunicazione del recesso aziendale (lettera di licenziamento del dirigente), deve essere promossa una impugnazione del licenziamento, meglio se con l’ausilio di un buon Avvocato del Lavoro specializzato nell’assistenza della categoria dirigenziale.

Qualora poi la fase di trattativa pre-giudiziale non dovesse concludersi con alcun accordo (e relativa buonuscita), il dirigente potrà procedere giudizialmente con il deposito del contenzioso presso il competente Tribunale, per il tramite di idoneo ricorso di impugnazione di licenziamento, con l’assistenza del proprio Avvocato del Lavoro, entro e non oltre il successivo termine di 180 giorni.

Venendo infine alla sentenza della Suprema Corte, oggetto di commento, essa riguarda il ricorso per Cassazione a cura di un Avvocato del Lavoro di Torino, in relazione ad un’impugnazione di licenziamento intimato ad un dirigente responsabile vendite per asserite ragioni riorganizzative.

In tal caso la Suprema Corte ha confermato la legittimità del licenziamento del dirigente, conseguente al subentro in azienda di due figlie dell’amministratore unico e di un calo del fatturato. L’azienda infatti aveva correttamente operato tale scelta, non contraria a buona fede o discriminatoria, con un’evidente risparmio economico. In tal caso l’Avvocato del Lavoro che assisteva il dirigente non è riuscito a dimostrare la pretestuosità del licenziamento e dunque la non giustificatezza del recesso aziendale.

Vuoi saperne di più sull’argomento e avvalerti dell’assistenza di un nostro legale nelle trattative volte a massimizzare la chiusura con l’azienda? Rivolgiti ad un nostro Avvocato del Lavoro! ( https://www.impugnazionelicenziamento.it/contatti)

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