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PERMESSI 104: IL DATORE DI LAVORO PUÒ RIFIUTARLI?

- L’Avvocato del Lavoro commenta:

Il datore di lavoro può negare al dipendente i permessi previsti dalla legge 104??

-risponde l’Avvocato del Lavoro.

Cari lettori, l’Avvocato del Lavoro di Milano e l’Avvocato del Lavoro di Torino in questo articolo analizzano un tema molto delicato che riguarda i permessi previsti dalla Legge 104.

Ancor prima di analizzare l’argomento rispondiamo al quesito di cui sopra.

L’Avvocato del Lavoro chiarisce che i permessi orari e giornalieri retribuiti previsti dalla legge quadro 104, emanata per garantire l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone gravi problemi di salute, non possono essere negati dal datore di lavoro al proprio dipendente.

Pertanto, la mancata concessione di tali permessi infatti si porrebbe in contrasto con la ratio della legge stessa. Chiarito che il datore di lavoro non può negare i permessi della 104, egli può però:

  • concordare con il proprio dipendente la programmazione degli orari e dei giorni di assenza, per gestire al meglio la propria attività d'impresa;

  • chiedere, con un certo anticipo, la comunicazione dei giorni o delle ore delle assenze chieste per assistere il familiare disabile. specifica che la prescrizione presuntiva è un istituto in forza del quale determinati diritti si presumono prescritti una volta che sia decorso un determinato (breve) arco temporale.

Ma cosa sono i permessi 104?

Precisato che i permessi della legge 104 non possono essere negati dal datore di lavoro, che può però concordare con il proprio dipendente una programmazione dei giorni e delle ore di assenza o chiedere che gli vengano comunicati con un certo anticipo i giorni o le ore in cui sarà assente dal lavoro, vediamo che cosa sono i permessi 104 e come funzionano.

I permessi previsti dalla 104 possono essere concessi:

  • direttamente al lavoratore disabile;

  • al dipendente che deve occuparsi della cura e dell'assistenza del parente disabile, che può essere il figlio, il coniuge, l'affine o il parente entro il terzo grado.

Si tratta in ogni caso di permessi retribuiti dall'Inps, che vengono anticipati concretamente dal datore di lavoro, che li compenserà con i contributi dovuti per il dipendente. Essi vengono concessi nella misura di tre giorni al mese, che il lavoratore deve usufruire obbligatoriamente durante il mese di riferimento, non essendo possibile procedere al cumulo. Per cui, se il dipendente per un mese non ne beneficia, il mese successivo non può recuperarli. La legge tuttavia, per garantire una gestione più elastica dei permessi, prevede la possibilità di convertire i tre giorni di permesso in due ore giornaliere di permesso. Naturalmente se il dipendente ha un contratto part-time, le ore e i giorni di permesso retribuiti verranno calcolate in proporzione. Se quindi un lavoratore, invece delle 8 ore canoniche giornaliere, ne lavora 4, anche i permessi verranno riproporzionati in 1,5 giorni al mese o nelle ore corrispondenti, se si opta per la fruizione oraria.

DA ULTIMO, L’Avvocato del Lavoro di Milano specifica che i permessi di tre giorni al mese convertibili in permessi di due ore al giorno previsti dalla legge 104 non vanno a incidere negativamente sulla retribuzione o sui contributi pensionistici. Il dipendente infatti anche nei giorni od ore di assenza è retribuito come se andasse al lavoro. Non solo, il lavoratore che fruisce dei permessi orari o giornalieri previsti dalla 104 non perde nulla neppure dal punto di vista contributivo, poiché matura i contributi figurativi.

Vuoi saperne di più e scoprire se anche tu puoi godere dei permessi delle Legge 104? Rivolgiti ad un nostro Avvocato del Lavoro di Milano o Torino!

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